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Madonna del Carmine, la festa del mare di Terracina

La festa della Madonna del Carmine è l’anima marinara della spiritualità e del folklore terracinese.

Nel 1852 la devozione alla Beata Vergine Maria del Carmelo portò alla nascita dell’omonima Confraternita, la congregazione laicale della Chiesa del S.S. Salvatore dedita alla carità, alla preghiera e alle messe di suffragio per le anime del Purgatorio: un culto intensamente sentito e condiviso dalle famiglie numerose dei pescatori del Borgo Pio, spesso venuti dal Regno di Napoli e intrisi della religiosità popolare del Sud Italia.











Appartiene da più d’un secolo ai confratelli e alle consorelle il vanto di rinnovare, ogni anno, la festa in onore della Madonna che, apparsa al profeta Elia sul meraviglioso monte Carmelo (come narrano le Sacre Scritture), è divenuta all’inizio del '900 la protettrice dei pescatori di Terracina, insieme al compatrono San Rocco.


La terza settimana di luglio, nel giorno del sabato, i membri della Confraternita insieme ai fedeli e a numerosi turisti e visitatori prendono parte alla messa solenne nella Chiesa del S.S. Salvatore.

Al termine della cerimonia, alcuni devoti portano in spalla la statua della Vergine in visita ai rioni e i quartieri della Marina, addobbati con luci e bandierine colorate. Al seguito, la lunga e suggestiva processione di rappresentanti delle istituzioni cittadine, uomini, donne, bambini e anziani, credenti e curiosi, accompagnati dal corpo bandistico della Città di Terracina.










Il percorso disegnato per la Beata Vergine prende poi la via del mare: il sole è quasi sceso sotto la linea dell’orizzonte quando la processione giunge al molo dove ad attendere la santa statua ci sono le barche dei pescatori. Vestite a festa, le paranze navigheranno per quattro o cinque miglia lungo la costa finché, nei pressi del Circeo, saranno gettati in mare fiori e una corona d’alloro in memoria dei caduti in mare.


Infine, seguita a bordo o dalla spiaggia, la processione rientra nel porto salutata da una stupefacente successione di fuochi d’artificio.



A terra, è cominciata da un po’ la Sagra del Pesce e la festa popolare, fatta di bancarelle, sfizi gastronomici, spettacoli e divertimento su tutto il litorale.






Tanto tempo fa…

Sono tanti e a volte singolari i giochi descritti nell’archivio diocesano che corredavano la celebrazione religiosa della Madonna del Carmine: dall’estrazione della tombola nel primo pomeriggio alla corsa dei cavalli su via Roma, dalla cuccagna in mare, con un palo orizzontale di sette-otto metri piazzato sulla prora di un barcone e unto di grasso, alla corsa delle barche o persino la caccia alle oche lanciate nello specchio d’acqua antistante il molo…


La festa del mare, 2010

Quest’anno il mare ha portato a riva una sorprendente kermesse all’insegna della musica: Meg, Giardini di Mirò, Giorgio Canali e Rossofuoco, Appaloosa, Alessandro Fiori e tanti altri artisti si esibiranno in una tre giorni di concerti, il cui gran finale sarà affidato a Eugenio Bennato & Taranta Power, genio della musica popolare italiana e cantore della tradizione folkloristica del Mediterraneo.


* Tutte le immagini sono tratte dai reportage fotografici "Gente di mare" e "Terra di preghiera" di Luca Orilia


La shopping list del turista gastronomico

Le cose assolutamente da assaggiare a (Terracina e dintorni)


È la lista delle prelibatezze che ogni buon turista gastronomico deve tenere a mente, quando si trova da queste parti.

Come tutte le regioni d’Italia, la nostra è terra di buongustai e sono circa 350 i prodotti tradizionali che da monti, mare e campagne nutrono il piacere della tavola laziale.

Oltre un centinaio solo nella provincia di Latina.


A cominciare dalla mozzarella di bufala campana.


Il termine mozzarella deriva da “mozzare”, ossia il gesto di tagliare a mano la pasta filata stringendola tra il dito indice e il pollice. Già nel XII secolo i monaci del monastero di San Lorenzo in Capua erano soliti offrire ai pellegrini un pezzo di pane con sopra una “mozza”…


Oggi la mozzarella di bufala campana DOP è prodotta in otto province tra il Lazio e la Campania e in alcuni comuni del foggiano. È fatta esclusivamente con latte fresco di bufala, sale e caglio: il colore bianco perlato, l’elasticità della consistenza, la freschezza e l’intensità del sapore, ne fanno la regina della cucina mediterranea, da gustare sola o magari in una splendida “caprese” con pomodoro a fette e basilico.


Se di formaggi tipici e deliziosi ce ne sono davvero molti (dal pecorino romano –altro prodotto DOP- alla marzolina, le ricotte e le varie caciotte e caciottine di mucca, pecora e capra), è pur vero che sono accompagnati da altrettanto pregiati salumi: guanciale, coppiette (ossia carne secca di cavallo, suino e bovino), vitellone di Itri, prosciutto di Bassiano e prosciutto cotto al vino di Cori, per non parlare della diatriba sulla salsiccia più gustosa che ha per protagoniste le città di Fondi e Monte San Biagio, entrambe meritevolissime.



Dal canto suo, il golfo di Terracina offre la sua straordinaria varietà di proposte di pesce: ogni giorno, nel primo pomeriggio, la flotta di “paranze” (i pescherecci più grandi e tecnologici) e le piccole “rezzetelle” rientrano nel porto e portano all’asta casse colme delle specie ittiche che popolano le acque lungo la costa.


A seconda del periodo, si tratta soprattutto di pesce bianco e azzurro di taglia piccola e media, di polpi, seppie, calamari e crostacei.



Da provare: per gli amanti della tradizione, ci sono spaghetti con le sarde, zuppa di pesce, frittura di paranza, tiella di Gaeta (una speciale torta salata con fantasiosi ripieni di pesce e verdure) e tante ricette a base di “pesce povero”; mentre per i gourmet più raffinati ed esigenti, niente di meglio di una regale grigliata di scampi e gamberoni rossi, accanto a saporiti tranci di pesce san pietro, ricciola o rana pescatrice.


Mani in pasta, ed ecco che la sapiente arte delle massaie d’un tempo si rinnova nei laboratori dei pastifici artigianali: paccheri e mezze maniche, strozzapreti, tonnarelli e maltagliati nascono dall’impasto semplicissimo di acqua e farina e sono le paste fresche perfette per primi piatti conditi da succulenti sughi di carne e pesce.


Bonificato negli anni ’30, l’Agro Pontino è un caleidoscopio di frutta e ortaggi che cambia al ritmo delle stagioni.


Tra i prodotti di eccellenza, il carciofo di Sezze, la zucchina romanesca con il fiore, i broccoletti sezzesi, il sedano bianco di Sperlonga, la cicerchia di Campodimele, le “puntarelle” di Gaeta, la lattuga signorella di Formia, il kiwi di Latina, la fragola favetta e l’uva moscato di Terracina, l’arancio biondo di Fondi, i fichi secchi di Sonnino e, ancora, angurie, aglio, cipolle, carote, pomodori, peperoni, melanzane,fagioli, lenticchie, spinaci e castagne di qualità.

Un discorso a parte meritano le olive: c’è quella bianca di Itri e quella nera di Gaeta, ci sono le olive al fumo, in calce e cenere, in salamoia o piuttosto spaccate e condite.


Dalla molitura della cultivar itrana si ricava l’olio extravergine di oliva delle Colline Pontine DOP, delicatamente fruttato e con una piacevole sensazione di amaro e piccante.


Per finire dolcemente, una carrellata di dolci accompagna il viaggiatore del gusto nell’assaggio di biscotti secchi e torte da forno tipiche, il cui profumo invadeva le strade del paese nei giorni di festa: tozzetti, ciambelloni, mostaccioli con noci, nocciole e miele millefiori, ciambelle di magro e serpette di Sermoneta, crostatine di Sezze con marmellata di visciole, paste di mandorla e ciambelle all’acqua di Maenza, sciuscelle di Gaeta ricoperte da una glassa di zucchero e cacao profumato con spezie aromatiche…




Quanto a Terracina, bisogna rendere omaggio al tortolo di Pasqua, la cui ricetta (di non facile realizzazione soprattutto nella delicata fase della lievitazione) è stata tramandata oralmente per generazioni, e alla bontà delle ciambellette al vino, fatte con zucchero, farina, olio, semi di anice e vino moscato di Terracina.


A tal proposito, va ricordato che questo vino nasce dal vitigno che i coloni piantarono nelle terre della Magna Grecia e che fu proprio quest’uva a scrivere un capitolo meraviglioso della storia della nostra città: agli inizi del secolo scorso, nel periodo della vendemmia, treni carichi di uva moscato partivano ogni giorno dalla stazione di Terracina alla volta di Roma e di lì raggiungevano i grandi mercati nazionali e esteri.

Profumato e dolce, il moscato di Terracina ha dato un tempo ricchezza e fama alla cittadina ed è oggi il vino DOC, che accompagna piatti a base di pesce e crostacei, oltre ad essere servito come piacevolissimo aperitivo.


P.S. Per chi volesse portare a casa un gustoso ricordo di questo viaggio, ecco pronti a mo’ di gadget gastronomico una serie di delizie in vasetto: marmellate di agrumi, di uva fragola e di visciole, miele di eucalipto, pesche o percoche sciroppate o, se preferite il salato, alici marinate e sotto sale, carciofini e melanzane sott’olio.



Un’idea carina, no?!